Fascia e postura

Negli ultimi tempi si sente sempre più parlare di fascia, tessuto fasciale, release fasciale, massaggio della fascia, allenamento fasciale e così via. Sarà solo una moda passeggera o sarà il futuro del mondo del wellness?

Per comprendere meglio l’argomento, cominciamo innanzitutto imparando a conoscere questo tessuto, che secondo alcuni ricercatori costituisce un vero e proprio organo a sè stante.

Che cosa è la fascia

La fascia, o tessuto fasciale, è il nostro riempimento. Ovvero tutto quello che riveste gli organi, le ossa e i muscoli, e riempie tutto lo spazio che non è occupato da altro, dandoci di fatto la forma che abbiamo.

Pensate ad una arancia e a tutte le parti bianche che la compongono: ce ne sono sotto la buccia, al centro, avvolte attorno agli spicchi e anche all’interno dei singoli spicchi, anche se non sono più visibili a occhio nudo. L’arancia senza pelliccina bianca non avrebbe la forma sferica che ha, ma sarebbe una piccola pozzanghera di spremuta, liquida e senza forma.

Per approfondire puoi guardare questo video:

Anche noi senza fascia non staremmo in piedi: le ossa si accascerebbero su se stesse e i muscoli sarebbero appesi da un’estremità all’altra come tante piccole amache. E’ infatti la fascia che li tiene tesi, come le cime di una barca fanno con le vele, permettendogli di agganciarsi sulle ossa. Il muscolo, infatti, non si inserisce mai direttamente sull’osso, ma è il suo rivestimento, la fascia appunto, che si restringe, forma il tendine e si attacca all’osso.

La fascia si dispone in vari strati, più profondi e più superficiali, che scorrono uno sull’altro per permettere i nostri movimenti. Almeno fino a quando tutto funziona come dovrebbe!

Alterazioni della fascia

Anche la fascia, come tutti i tessuti del nostro corpo, può andare incontro ad alterazioni del suo stato di salute! In questi casi, si formano delle zone più dense e appiccicose, in cui i vari strati di fascia non sono più in grado di scorrere uno sull’altro e rimangono attaccati, rendendo i movimenti più difficili o addirittura impossibili. E’ come se ti rovesciassi la marmellata sulla camicia: la camicia diventa appiccicosa e man mano che la marmellata si asciuga quella zona diventa rigida. Nella zona macchiata il tessuto sarà tutto stropicciato e rugoso, mentre altrove risulterà più teso del normale.

Fascia come tuta aderente

Relazioni tra tessuto fasciale e resto del corpo

La fascia è riccamente innervata, da 6 a 10 volte più dei nostri muscoli, ed è in continua comunicazione con il nostro cervello, cioè con il nostro sistema nervoso. All’estremità opposta, il cervello è sempre in ascolto delle informazioni provenienti dalla fascia, dette informazioni cinestesiche, le analizza e risponde con degli impulsi ai muscoli, generando movimento. Sistema nervoso e sistema fasciale sono sempre in connessione, ed è impossibile separarli. Questo è un bene, perchè più informazioni arrivano dalle varie parti del corpo, più questo si crea un’immagine precisa del corpo e riesce a produrre un movimento armonico e fluido. Se il movimento è compromesso o limitato, le terminazioni nervose di quella zona non saranno stimolate abbastanza, quindi non manderanno informazioni al cervello, che smetterà di muovere quella parte. Si instaura così un circolo vizioso, che si può interrompere solo ripristinando il movimento.

Cervello

La fascia è anche collegata al sistema linfatico e a quello digerente. Quando mangiamo, il cibo viene scomposto, assimilato nell’intestino e da lì arriva nel sangue, che lo distribuisce dove serve. I vari nutrienti, però, non entrano direttamente dal sangue alle cellule, ma devono attraversare una piccola zona di tessuto fasciale, che si trova tra capillare e membrana cellulare.  Se la fascia è rigida, i nutrienti faranno più fatica a passare. E’ come se, andando al lavoro in autobus, la parte di percorso che ti facesse perdere più tempo fosse il tratto dalla fermata dell’autobus alla porta dell’ufficio. Lo stesso succede con quanto esce dalle cellule, ovvero le scorie! Se il passaggio attraverso la fascia è difficoltoso, i liquidi non circolano bene. Si rischia  quindi che le tossine, anzichè tornare nel circolo linfatico ed essere espulse, rimangano intrappolate nei tessuti, portandoci lentamente all’intossicazione.

Alterazioni della postura

Tutti noi abbiamo delle preferenze per quanto riguarda il movimento. Non mi riferisco al fatto che qualcuno ama il calcio e qualcuno la pallavolo, ma al fatto che qualcuno è destro e qualcuno è mancino, qualcuno preferisce girarsi a destra e qualcuno a sinistra, qualcuno affronta uno scalino con il piede destro e qualcuno con il sinistro.

Sono preferenze innate, che dipendono dalla relazione tra fascia e cervello che abbiamo visto prima. Tutte queste preferenze si trasformano pian piano in abitudini. Le abitudini diventano delle posture. La fascia si modifica per adattarsi meglio alle nostre esigenze, e quindi alle nostre posture. Dove c’è più carico la fascia diventa più spessa, per essere più resistente. Quando è richiesta una grande ampiezza dei movimenti la fascia rimane più elastica. E così via. Piccole alterazioni sono naturali, ma quando diventano eccessive le ossa vengono pian piano spinte o tirate in direzioni anomale e si allontanano dalla loro sede ideale. I movimenti diventano difficili e possono comparire dolori.

Immagina di indossare una maglietta un po’ piccola: se la tiri in avanti per coprirti la pancia salirà sulla schiena. Se dietro la infili nei pantaloni, davanti ti scoprirai la pancia. La soluzione non è certo comprimerti su te stesso per diventare più piccolo! Va cambiata la maglietta! La bella notizia è che è possibile modificare la maglietta (la nostra fascia) tramite l’allenamento e renderla elastica come le moderne magliette tecniche ultra performanti che usano gli sportivi!

Come si allena la fascia

Per un allenamento specifico sulla fascia si utilizzano movimenti elastici e poco faticosi, alternando fasi di allungamento a fasi di rilascio. Pensa a un ballerino che piega le gambe prima di spiccare un salto, alla leggerezza del suo atterraggio. Quello è un movimento fasciale. Ma pensa anche a un tennista che carica indietro il braccio prima di colpire la palla. Quello è un movimento fasciale. Slanci, oscillazioni e molleggi sono sempre presenti nell’allenamento per la fascia. Cambi di ritmo, accelerazioni, decelerazioni, movimenti in direzioni diverse. L’allenamento è sempre vario e diversificato, per stimolare la fascia in tanti modi diversi e renderla plastica. Anche il massaggio con i rulli, tanto di moda recentemente, è uno dei modi per allenare la fascia (attenzione: uno, non l’unico modo, come sostiene qualcuno!)

Massaggio della fascia con i rulli

L’unica accortezza che devi avere è sui tempi di recupero: il tessuto fasciale ha dei tempi di recupero più lunghi rispetto al muscolo. Quindi aspetta un paio di giorni tra un allenamento specifico e l’altro e non caricare troppo nel giorno successivo all’allenamento fasciale. Ad esempio, se sei uno sportivo agonista, è meglio non fare un allenamento di questo tipo il giorno prima della gara.

Stretching

Vediamo qualche esempio pratico:

  • Inserisci una seduta alla settimana di lavoro sulla fascia come propedeutico al tuo normale allenamento. Questo ti permetterà di migliorare la mobilità e riuscirai ad eseguire meglio dei gesti tecnici. Ad esempio: se migliori la mobilità delle anche, riuscirai a fare meglio lo squat
  • Utilizza esercizi fasciali per lavorare in maniera specifica sulle componenti elastiche nelle fasi di riscaldamento o di stretching finale, lasciando invariata la parte centrale del tuo normale allenamento.
Trovi un esempio di allenamento fasciale in questi video: